Recensione del libro "Zero - Perchè la versione ufficiale sull'11/9 è un falso"

di Henry62
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E' da pochi giorni disponibile in libreria l'ultimo libro di Chiesa sull'11 Settembre.
Pubblicato da Piemme, il libro è una raccolta di scritti di diversi autori italiani e stranieri, accomunati da una medesima visione in chiave complottista delle vicende connesse all'attacco terrorista più grave della storia.
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Non nascondo che recensire questo libro mi ponga qualche difficoltà: non si tratta di un libro tecnico, non è un saggio storico o geopolitico, ma si tratta di un libro ideologico.
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Recensire un libro ideologico restando imparziale, quando dell'ideologia presentata non si condivide nemmeno le premesse, è difficile, veramente difficile.
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Non voglio criticare le opinioni di chi scrive, non avrebbe senso, ma vorrei recensire un libro e cercare di dare di questo un giudizio il più sereno e distaccato possibile.
Non sono sicuro di riuscire a farlo, ma vorrei rassicurare che ci proverò e che, comunque, vorrei fosse fin da ora chiaro che nessun giudizio di merito deve essere espresso sul fatto che si possano avere dei dubbi su un avvenimento come l'attacco dell'11 Settembre e che ci si pongano delle domande.
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Per me è perfettamente lecito, sotto tutti i punti di vista, porre queste domande, ma deve essere chiaro che è del tutto lecita anche una critica delle modalità con cui queste domande vengono poste e delle conclusioni cui, cercando di formulare delle risposte, si giunge.
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Fin dal titolo è netta la posizione degli autori: si può essere d'accordo, si può non esserlo, ma su alcuni punti sarebbe stato meglio fare chiarezza.
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Innanzi tutto, mi sarei aspettato di capire quale sarebbe la versione ufficiale cui si riferisce il titolo del libro.
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E' quella politica della Commissione di inchiesta, è quella tecnica degli accertamenti operati dal Nist, è quella giudiziaria dei processi avvenuti negli USA e in altri Paesi per i fatti connessi all'attacco dell'11 Settembre o è quella propagandata dai mass-media in assenza di smentite del Governo americano, come qualcuno afferma?
O, ancora, è l'insieme di tutto questo o, meglio, nessuna di queste in particolare e tutte nel loro insieme, ma solo per alcuni aspetti (quali non è dato sapere...), in accordo con quell'attenzione al "contesto" che è perenne risposta-tormentone complottista ad ogni contestazione di errore?
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Non si sa ed il lettore non si aspetti di saperlo alla fine della lettura.
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Nel libro si mischiano posizioni e riferimenti, riflessioni e invettive al punto da dare una veritiera rappresentazione solo del caos che regna fra le posizioni di coloro che sostengono l'ipotesi del complotto, propugnando anche teorie fra loro contrastanti.
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Devo dire che Chiesa, da bravo giornalista qual è, si rende perfettamente conto di tale confusione di posizioni, francamente disarmante per un lettore medio, e nell'introduzione al libro, mette furbescamente in guardia il lettore dai rischi di trarre delle conclusioni proprie da quello che sta per leggere.
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Sembra strano, ma Chiesa scrive una introduzione che in realtà sembra essere una postfazione, cioè si ha la netta sensazione che si stia cercando di orientare il giudizio del lettore, dicendogli che non deve trarre l'unica conclusione che, sulla scorta di quello che dovrà ancora leggere, anticipandogli il finale, pare essere l'unica dettata dalla logica, cioè dire che si è trattato di un autoattentato, che gli americani se lo sono fatti da soli, che l'Amministrazione è colpevole, perchè tale conclusione sarebbe un'imbecillità (parola di Chiesa, a pagina 13)...
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Non importa, poi, se tale imbecillità è proprio quella che, invece, viene proclamata senza mezzi termini e fraintendimenti da alcuni autori di Zero, soprattutto americani: secondo Chiesa non si devono trarre le uniche logiche conclusioni che chiunque, sano di mente, deve trarre.
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Per questo motivo, il mio consiglio è saltare l'introduzione, andare direttamente a vedere i diversi capitoli e, solo alla fine, leggersi l'introduzione di Chiesa: in questo modo ciascuno potrà valutare da solo.
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Un altro aspetto che mi ha molto colpito, è l'assetto difensivo e difensivista del libro; alcuni brani sono, francamente, del tutto superflui dopo sei anni dai fatti e la loro inclusione mi sembra obbedire più a logiche commerciali che ai reali contenuti espressi.
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Ho provato una forte delusione nel leggere Zero, perchè mi sarei aspettato un libro più "militante" sul fronte della ricerca della verità, un libro che fosse veramente un pugno nello stomaco, carico di adrenalina e motivato dallo sdegno per quanto ci sarebbe stato propinato da cricche di potere operanti nell'ombra (o forse alla luce del sole - boh... non l'ho ancora capito) ed invece ho trovato un libro che, in pratica, si trascina stancamente su temi triti e ritriti e dedica un intero capitolo al perchè si devono sentire offesi coloro che credono nella teoria del complotto se vengono chiamati... complottisti!
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Un lettore medio credo sia molto più interessato a capire quali siano gli indizi che scatenano i dubbi, valutarne l'effettiva realtà e la loro importanza, ma questo è difficile trovarlo nel libro.
Ancora si parla di foro piccolo in facciata al Pentagono, di prato del Pentagono intonso, di tempo di caduta delle Torri come se fossero dei gravi in caduta libera, di sospensione delle leggi della fisica...
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Poi c'è il solito professor Jones, con le sue teorie sulla thermite, prive di qualunque fondamento probatorio, con le microsfere ricche di ferro, che, secondo lui, testimonierebbero l'uso della thermite, ma che è dimostrato essere prodotte in quantità enorme anche nel taglio termico dell'acciaio nei lavori di demolizione e sgombero di Ground Zero.
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Discorsi già noti, così come già noto e aspramente criticato anche da parte complottista è il suo approccio al metodo scientifico, così come presentato in uno scritto di Jones già diffuso da tempo in rete e che è stato ripreso in Zero.
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Insomma, niente di nuovo: le solite fole che infiammano le discussioni fra complottisti e debunker, in cui, a fronte delle precise contestazioni basate sui dati dei secondi, si contrappongono i soliti richiami al "contesto", alla visione d'insieme, al "cui prodest" dei primi, secondo un catalogo che ormai ben conosciamo.
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Un altro aspetto contraddittorio che emerge dal libro è che alcuni autori, che dovrebbero essere divorati dai dubbi, non ne hanno assolutamente quando devono indicare quelli che, secondo loro, dovrebbero essere i veri colpevoli: ciascuno ha il proprio, della cui certezza non ci sono dubbi.
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Zero è un libro a tratti inquietante, perchè in esso ci sono affermazioni gravissime fatte con una noncuranza che lascia perplessi: Bush diventa per qualcuno uno stratega di primo piano, per qualcun altro un povero demente incapace di organizzare tutto questo.
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Francamente trovo disarmante che Chiesa non spenda una parola su questi pareri estremi, che forse configurano anche un reato per la legge italiana (il vilipendio di un Capo di Stato straniero, se vigono condizioni di reciprocità fra detto Stato e l'Italia, configura un reato penale in Italia), comunque nel libro si trova anche questo.
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Alcuni brani del libro mi hanno fatto veramente arrabbiare, perchè di una sconcertante e inconcepibile inconsistenza; cito per esempio a pagina 77 , laddove si può leggere:
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"Sembra che i piloti (i comandanti degli aerei dirottati: n.d.r.), che in parte erano ex piloti da combattimento dell'aviazione militare, non abbiano opposto molta resistenza."
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facendo ventilare l'ipotesi di un loro coinvolgimento in un'operazione coperta, quando si sa da alcune telefonate dell'equipaggio che furono, con ogni probabilità, le prime vittime, immediatamente eliminati, tagliando loro la gola proprio con quei taglierini che tante battute stimolano sui siti complottisti, mentre erano ancora con le cinture allacciate ai loro posti di pilotaggio.
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Da un punto di vista più strettamente lessicale, nel libro ci sono un paio di perle che meritano di essere citate, perchè fanno venire dei dubbi sulle reali conoscenze di chi ne ha curato l'allestimento e la revisione editoriale: il "drone", cioè l'aereo senza pilota che secondo una teoria complottista sarebbe stato usato per l'attacco al Pentagono, diviene il "parassita militare" (pag.80), evoluzione tecnologica in chiave yankee dei "peoci" del fronte dell'Ortigara (il termine "drone" in inglese, ha anche il significato di fuco, insetto maschio, da qui il grossolano errore), mentre i pali divelti dei lampioni del Pentagono divengono dei "semafori", visto che a pagina 79 apprendiamo che l'aereo si schiantò contro l'edificio "dopo aver abbattuto una serie di semafori".
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Dopo questa notizia sconvolgente, che fa il paio con l'altra di pagina 77, secondo cui, per il tramite del transponder, secondo Zero, si sarebbe preso il controllo a distanza degli aerei inserendo il pilota automatico (inutile ricordare che la cosa è del tutto inconsistente), mi aspetto che nasca presto una nuova teoria complottista, cioè che il DoD dovrebbe rilasciare al più presto anche le fotografie che i semafori del Pentagono, certamente dotati di multaphot, devono aver scattato all'aereo che non ne ha rispettato il rosso!
Non si venga a raccontare che non si legge la targa dall'aereo (il tail-number), perchè certamente ci sarà qualcuno che saprà dimostrare la manipolazione delle immagini.
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Non me ne voglia il lettore per queste facezie, ma su Zero non c'è molto altro da dire.
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Il Corriere della Sera, nella sua recensione, ha parlato di negazionismo colto percepibile in Zero: personalmente tenderei ad assolvere il libro dall'accusa di negazionismo, perchè il reato non sussiste, e dall'aggravante di "colto" per... assenza di prove.
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Se il libro doveva essere propedeutico al lancio del film, aspettiamoci ben altro dalla pellicola, questo è solo un assaggio.