di Henry62
.
.
Domani, 5 giugno 2008, inizia il processo contro:
.
Khalid Sheikh Mohammed
Ali Abdul Aziz Ali
Ramzi Binalshibh
Mustafa Ahmed Al-Hawsawi
Walid Bin Attash
.
con il capo di accusa di omicidio per ciascuna delle 2.973 vittime degli attacchi dell'11 settembre 2001.
.
Si tratta di un momento atteso da tutti, per le implicazioni etiche, giuridiche e politiche che inevitabilmente si scateneranno.
I crimini, inutile sottolinearlo, sono fra i più orrendi che si possano immaginare, una vera strage degli innocenti, ma anche i problemi che tale processo porterà in evidenza porranno gli Stati Uniti e l'Occidente davanti alle proprie responsabilità.
.
Il tema principale da un punto di vista etico, oltre al giudizio sulla colpevolezza o meno degli imputati, è certamente l'uso della tortura (non utilizziamo degli eufemismi, per favore! Si abbia il coraggio di dire che nella guerra contro il terrorismo si è fatto ricorso a metodi degni dei processi per stregoneria di triste memoria).
In questo processo sono a giudizio degli imputati, ma anche un sistema che, per sopperire a ciò che non ha saputo/potuto fare l'intelligence, ha avallato in fase investigativa dei metodi ripugnanti e che, a mio parere, non garantiscono in alcun modo il raggiungimento della giustizia.
.
E' inutile rammentare che sotto tortura chiunque confesserebbe qualunque crimine, ma non possono essere le sole confessioni, estorte con la tortura, a valere da prova determinante.
Occorrono fatti oggettivi e solo in questo caso, a mio parere, potrà essere impartito il massimo della pena.
.
Se il dibattimento porterà allo scoperto le prove oggettive di ideazione e di partecipazione all'attentato, la giustizia degli uomini farà il proprio corso e dovrà essere implacabile, ma spero che in nessun caso una sola confessione che porti all'autoaccusa o all'accusa di altri imputati valga da prova determinante.
.
Auspico che gli Stati Uniti, ed in particolare i giudici militari della Corte, in questo momento tremendo, sappiano trovare la forza e la dignità per dimostrare a sè stessi ed ai posteri di appartenere davvero ad un grande Paese.
.
Non sempre è avvenuto in passato.