di Henry62
. Gli Italiani, si sa, sono un popolo di santi, navigatori, CT della Nazionale di calcio e, se occorre, anche di fisici. Peccato che quando si discuta di Scienza non valgano i pareri personali ma ci si debba attenere a delle regole, in particolare al metodo che essa impone.
La ricerca sui fatti dell’11 Settembre non prescinde certo da queste regole, se si vuol fare ricerca e non il Processo del Mercoledì all’11 Settembre.
Non può che destare sconcerto e preoccupazione, quindi, leggere parole che lasciano francamente allibiti per la sfrontatezza con cui si vorrebbe rivestire di carismatica autorevolezza affermazioni letteralmente campate per aria, prive di ogni valore non solo scientifico, ma semplicemente logico.
Stupisce ancora di più che affermazioni come quelle che vedremo possano essere tranquillamente metabolizzate da utenti che sono invece assai agguerriti nell’invocare la violazione dei principi della termodinamica e della conservazione della quantità di moto pur di gridare alla demolizione controllata delle Torri del World Trade Center.
C’è da dire che è mia personalissima opinione, criticabile finché si vuole, che più si parla di un argomento e più cala nel pubblico la soglia di attenzione che vien posta nell’analisi critica di ciò che si sente e si vede.
Forse la causa di tutto ciò é un processo di assimilazione passiva dell’individuo, bombardato da messaggi di ogni tipo, che rende difficile discriminare fra notizie e bufale.
Il rischio che si corre è che anche vicende giudiziarie vengano viste e vissute in questo modo, sostanzialmente come qualcosa che non riguarda più di tanto e che comunque si riduce al solito balletto di scaricabarile e tifoseria per una parte o per l’altra, schierandosi per simpatia o per istinto ma non con razionalità.
Parlare di Vallettopoli, Calciopoli, Toghe Sporche e Mani Pulite ormai non fa più molta differenza, perché la conoscenza dei fatti è stata sostituita dalla facciata posticcia che i media hanno costruito su questi scandali.
La vicenda dell’11 Settembre non sfugge, purtroppo, a questa regola.
Non si va a cercare la verità delle affermazioni fatte, ma ci si limita a schierarsi fra innocentisti e colpevolisti, Coppisti e Bartaliani, debunker e complottisti.
Forse è destino che in Italia tutto finisca per diventare argomento di tifo, ciascuno con i propri ultras ed i propri vessilli.
Certamente è molto triste dover constatare questo, soprattutto su una vicenda dalle mille sfaccettature che è, prima di tutto, un’immane tragedia per l’umanità intera, senza se e senza ma.
Su questa tragedia e sulle sue conseguenze si è speculato prima, durante e dopo e si continua a farlo.
Lo hanno fatto organizzazioni terroristiche, governi, aziende, partiti politici, singoli individui e nuclei di potere più o meno occulto. Gli unici indenni sono le vittime. Tutti gli altri, nessuno escluso, ne risponderanno prima o poi, forse non alla giustizia terrena ma ad Una più alta ed implacabile nella Sua serenità assoluta.
In quella sede si valuterà non solo cosa si è detto, come, ma anche con quali vere intenzioni, recondite o manifeste.
Potrà sembrare forse retorico, ma io non riesco ad immaginare una scena molto diversa dalla rappresentazione egizia della pesatura del cuore, sede della coscienza secondo gli antichi, posto sulla bilancia in confronto con la piuma di Maat, la Verità.
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Per questo ritengo che almeno la scienza non possa essere trattata come ogni altro argomento di discussione, in cui un parere vale l’altro.
Nel dibattito scientifico chi fa un’affermazione ha due alternative: o la sostiene adeguatamente, DIMOSTRANDONE la realtà, o l’affermazione deve essere ritirata perché riconosciuta DA TUTTI errata.
Se si parla di argomenti tecnico-scientifici si deve parlare con cognizione di causa, non per propaganda.
Non è possibile che ipotesi fra loro completamente alternative e mutuamente escludentisi possano convivere all’interno di uno stesso ragionamento tecnico-scientifico, sia che questo avvenga in un programma televisivo, in un film su dvd, in un libro o in un forum della Rete.
Le affermazioni scientifiche sono tali, e non sono di certo pareri, perché contengono in loro stesse la potenza della verità della loro plausibilità, anche se ciò comporta un grado di consapevolezza, misto di conoscenza e responsabilità, che da solo dovrebbe indurre alla giusta prudenza chi vuole percorrere i sentieri della conoscenza universale.
Non a caso parlo di consapevolezza e responsabilità, perché chi fa affermazioni scientifiche se ne deve assumere la responsabilità della dimostrazione, altrimenti sono parole al vento.
La scienza è la conoscenza universale, non ha regole che variano da Paese a Paese o da individuo ad individuo.
Spero che almeno su questo non ci possano essere dubbi.
Partendo da queste premesse, vorrei passare ad analizzare alcuni recentissimi post e affermazioni di Mazzucco, l’autore di Inganno Globale e webmaster di Luogocomune.
Perché dedico ancora attenzione a Mazzucco?
Non è certamente una questione personale, ci mancherebbe altro, ma Mazzucco si pone in questo momento come punto di riferimento di un certo modo di analisi dei fatti dell’11 Settembre che io non condivido affatto e giudico anzi pericoloso per una seria ricerca della verità su quei tremendi fatti.
Giudico pericoloso questo modo di fare perché, al pari di un qualunque media che affronta a livello superficiale la questione, abbassa il livello critico di soglia di chi viene a contatto con questi problemi.
Un esempio lampante di questa assuefazione è, per me, la reazione provocata da un mio articolo precedente sul sito Undicisettembre in merito alla questione della presenza dell’amianto nelle Twin Towers.
Un lettore certamente più informato della media della popolazione, assiduo frequentatore di Luogocomune, come Jimbo72, non si rende conto del tremendo errore che commette quando afferma che il problema non è la quantità reale di amianto presente nel crollo, ma il modo in cui io userei l’ironia per mettere in discussione tutto il costrutto mazzucchiano.
La realtà non conta più e si può tranquillamente by-passarla, se questo risulta funzionale ad una fazione.
Vale tutto ed il contrario di tutto.
Come detto, questo è esattamente l’opposto di un ragionamento scientifico.
Vediamo allora quale è la fisica di questo microcosmo parallelo, in cui le regole vengono sovvertite.
Dal post n.78 della discussione “Letto e debunkato” di LC, a firma del webmaster, si può leggere:
“…(A parte il leggerissimo problema delle "precedenze", da espletare tutte in qualche millesimo di secondo, anche un "non balistico" sa bene che un angolo di incidenza di 42° è decisamente superiore a qualunque angolo massimo di penetrazione, nell'acciaio come nel cemento come persino credo nel legno, e che quindi buona parte dell'aereo avrebbe dovuto "rimbalzare" più avanti di quel buco, restando decisamente all'esterno del Pentagono. Altro che "compatibile". Non scherziamo perfavore!)”
Da cui apprendiamo che il volo AA77 avrebbe dovuto rimbalzare contro la facciata del Pentagono, senza penetrare, ed il perché di questa affermazione la troviamo nel post n. 84 della stessa discussione in cui Mazzucco, rispondendo alle obiezioni, guarda caso di un fisico, dice:
“Intendo che una macchina che si schianta contro un muro a 90° si accartoccia e si sfracella in quel punto, mentre la stessa macchina che picchia alla stessa velocità contro lo stesso muro, ma con una angolazione di 45°, rimbalza verso il centro della strada. Distrutta finchè vuoi, ma la ritrovi molto più "avanti" della perpendicolare a quel muro, e non sulla perpendicolare stessa. E' ovvio poi che ogni caso specifico dipenda da superfici, velocità, e momenti vari, ma il principio è sempre quello, e non mi sembra sia necessario sparare delle gran formule per esprimerlo. -omissis -E siccome stiamo parlando di metallo (alluminio, acciaio, titanio, ecc.) contro cemento, non mi pare che il mio ragionamento - per quanto mancante di "numeri" - sia proprio tutto da scartare.”
Nonostante un intervento parzialmente riparatore di un per me imbarazzato Ashoka, in cui si evidenzia che non si può applicare una teoria semplificata, già poco realistica per un semplice proiettile, ad un aereo di decine di tonnellate in un impatto reale, sempre nella stessa discussione Mazzucco ci chiarisce come, secondo lui, sarebbe avvenuto l’impatto (post n.91):
“Mi va benissimo quello che dici, e concordo pienamente - in linea di principio - sul fatto che la velocità sia un fattore determinante rispetto alla penetrazione.
Non dimentichiamo però che la velocità diminuisce drasticamente, man mano che l'urto distrugge l'aereo, e che la parte posteriore (che infatti normalmente è l'unica a salvarsi), impatta a velocità decisamente inferiori di quella del muso.
Ma lasciamo perdere "quanti" detriti dovrebbero trovarsi sul prato antistante, perchè quello che io mi aspetterei di trovare, e quello che tu ti accontenti di aver trovato, sono comunque così distanti che non potremmo mai giungere ad un accordo.
Tornando alla tua tesi, invece, se è vero che la velocità aumenta (in misura geometrica, se non sbaglio) la forza di impatto, resta solo da posizionare la silhouette di un Boeing 757 sulla facciata colpita SENZA andare a coprire NESSUNA delle 20 finestre i cui vetri hanno retto allo schianto.
A meno che tu mi voglia dire che quella forza di impatto è sufficiente a bucare 60 centimetri di cemento armato, ma non un vetro "a prova di terrorista".”
A questo punto la questione si fa interessante e un successivo intervento di un altro utente (post n.96 a firma Wintermute) fornisce un ulteriore, determinante contributo:
“…
tempo addietro postai gli effetti di una biglia di 1mm di diametro sparata a velocità allucinante contro una lastra di svariati cm di metallo. postai anche gli effetti una cosiddetta carica cava.
(e, thò, l'aereo è per l'appunto vuoto)
la fisica è fisica, e funziona sempre allo stesso modo.
non quel giorno, pare.”
cui risponde un altro utente (post n.97 a firma Earendil81):
“da quanto ne so aerei che si schiantano contro una montagna lasciano detriti e buche (guardati foto a iosa di disastri aerei..... poi puoi metterti parlare di fisica o quello che vuoi, non mi spieghi perchè contro una montagna i detriti rimangono e lascino gigantesche buche e contro un palazzo invece no.....ma per piacere....”
Ma l’autorevolezza del discorso ritorna alta col successivo post del webmaster (post n.98):
“Scusami se ti ho mandato in confusione. Abituato come sono a trattare con dei debunker travestiti da ingegneri, avevo fatto un salto quantico, ma è chiaro che siano due discorsi diversi, e non intendevo certo dimostrare l'uno grazie all'altro.
Nè peraltro io manco di rispetto per la Scienza. Mio padre era laureato in ingegneria, e mi ha attaccato la passione per la precisione e per il procedimento scientifico. (Aveva pure "inventato" una barca a vela con moto perpetuo, grazie ad un Tubo di Ventouri fatto con le vele!)
Il mio "intuito" quindi è solo un tentativo di supplire all'ignoranza, e non certo di cammuffarlo da scienza esatta.
Ma "non avere i numeri" non significa avere torto per forza. Se io sostengo che con un calcio di punizione sulla Luna non ci arrivo, anche se non ne conosco la distanza esatta non credo di avere torto. E in quel caso credo che sia la controparte a dovermi dimostrare, "con i numeri", che la cosa è possibile.
L'arma della dimostrazione scientifica taglia in ambedue le direzioni.
Comunque, tornerò sulla faccenda del rimbalzo più tardi, ora vado a dormire anch'io perchè faccio altro che le due.
Massimo”
E come ogni buon discorso da Bar dello Sport siamo arrivati alla punizione calcistica, magari al cucchiaio del Pupone…
Ma … “la fisica è fisica, e funziona sempre allo stesso modo”.
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Buon riposo, Massimo.
Che la notte ti porti consiglio.
Cordiali saluti.