Le telecamere del Pentagono: differenza fra telecamere analogiche e digitali

di Enrico Manieri - Henry62
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Trascorso un lasso di tempo adeguato dalle discussioni seguite al ritiro dalla rete di un autore di un'analisi contestata sui video del Pentagono, ora che la situazione è più tranquilla, vorrei ritornare su alcuni degli errori fatti da questo autore, validati da un altro operatore del settore audio-video, e vorrei documentare perchè si tratta di veri e propri errori.
Come qualcuno ricorderà, io pubblicai un mio articolo in cui evidenziavo tutta una serie di motivi tecnici che, sempre secondo me, dovevano essere considerati attentamente prima di poter dare corso ad analisi strumentali sui video rilasciati dal DoD in seguito a richiesta FOIA.

Il motivo era molto semplice: il non considerare questi aspetti tecnici oggettivi avrebbe potuto inficiare le conclusioni di qualunque studio, come ritengo sia avvenuto nel caso particolare dell'analisi svolta da questo autore.

Ricordo, per inciso, che i video originali del Pentagono erano stati ripresi da una telecamera analogica di sorveglianza in postazione fissa, con segnale in standard NTSC, e quindi distribuiti in una versione rimaneggiata (di cui parleremo in un prossimo articolo).

Qui potete trovare un mio articolo in cui contestavo all'autore il primo di una serie di errori e, nel contempo, fornivo maggiori indicazioni tecniche sul tipo di telecamera del Pentagono.

In particolare, ora voglio chiarire perchè è importante sottolineare che la telecamera che ha fatto la ripresa del Pentagono era una telecamera analogica che riprendeva generando un segnale interlacciato secondo lo standard americano NTSC, e, entrando più in dettaglio, era dotata di un CCD a colori di tipo Interline.

In articoli a seguire chiariremo altri aspetti tecnici legati alle mie affermazioni precedenti, per ora limitiamoci al tipo di telecamera.

Il CCD è per sua natura un apparato analogico, ma può venire integrato in fase costruttiva in una gestione elettronica del segnale che passa attraverso una sua digitalizzazione e successiva fase di elaborazione digitale del segnale (DSP), generando telecamere che vengono chiamate per questo motivo Digitali.

Non ci si deve confondere con i tipi di uscite del segnale che le elettroniche abbinate alla testa di ripresa possono offrire: qui stiamo parlando di una fase ancora a monte, cioè del segnale prodotto dal CCD e dalla sua parte dedicata di elettronica di comando e controllo, cioè stiamo parlando del segnale che ENTRA nell'elettronica della telecamera proveniendo dal CCD, non che esce dalla telecamera verso apparati di registrazione.

In termini tecnici, quindi, si usa dire che una telecamera puo essere analogica o digitale e può avere CCD con scansione interlacciata o progressiva (a seconda della modalità di funzionamento del suo CCD).

Chiariamo subito che una telecamera analogica interlacciata riprende sempre e solamente field, cioè le immagini composte solamente o dalle righe pari o da quelle dispari, che vengono prodotte in numero di 60 al secondo (standard NTSC): questo è uno degli errori fondamentali dell'autore ricordato, dato che invece egli sosteneva che le telecamere del tipo impiegato al Pentagono producessero frame, cioè fotogrammi (insieme di due field successivi con le righe pari e dispari) e addirittura che il field non fosse in tutto e per tutto un'immagine esso stesso (o, se volete, un campionamento in segnale elettrico dell'immagine ripresa dal CCD - ma il concetto è chiaro: un field può essere stampato e visualizzato senza problemi con software adeguati anche non professionali).

Il mattoncino elementare prodotto da una telecamera analogica interlacciata e dalla sua elettronica è il field, non il frame, che nasce invece dall'abbinamento di due field consecutivi.

Per completare il discorso, pur restando in termini di assoluta sinteticità, si deve ricordare che i 60 field per ogni secondo vengono ripresi uno di seguito all'altro e combinati a due a due dall'apparato di visualizzazione in fase di riproduzione.
Di fatto, per chiarire il concetto in modo comprensibile a tutti, una telecamera analogica interlacciata funzione come una macchina fotografica che ad ogni scatto, anzichè fare una singola fotografia completa, scatta sempre due immagini in sequenza con un numero di righe orizzontali pari alla metà di quelle del fotogramma finale (se si osserva un field, si vedrà l'immagine "come se" fosse stata compressa in senso verticale - in realtà non c'è alcuna compressione, ma sono proprio le righe riprese che sono la metà di quelle finali e quindi l'immagine è nativamente caratterizzata da una risoluzione verticale pari alla metà del fotogramma finale, mentre la risoluzione orizzontale è inalterata).

Ciascun field, quindi, è di fatto e ai nostri fini, paragonabile ad una fotografia elettronica ed in particolare sarà caratterizzato anche da una velocità di otturazione, che nel caso specifico della telecamera di sorveglianza del Pentagono era fissa ad 1/60esimo di secondo, dato che da specifiche tecniche tale modello di telecamera risulta priva di controllo elettronico della velocità dell'otturatore (bloccata su 1/60esimo di secondo) e dotata di autoiris per il controllo dell'esposizione.

Cosa significa ciò?

Significa che il singolo fotogramma ripreso in questo modo avrà le righe pari, per esempio, che corrispondono ad un certo istante (essendo tutte le righe pari appartenenti al medesimo field e riprese contemporaneamente nel medesimo istante di tempo), mentre le righe dispari apparterranno al field successivo, ripreso 1/60esimo di secondo dopo.

Nello stesso fotogramma avremo quindi mescolate una dietro l'altra le righe pari dell'istante t e le righe dispari dell'istante (t+1/60).

La telecamera del Pentagono riprendeva in questo modo.

Di fatto, per farvi capire cosa ciò comporti, ho reperito in rete questa immagine che ritengo particolarmente significativa, perchè è stata prodotta in condizioni certificate da una ditta produttrice di telecamere di sorveglianza, con le riprese fatte da telecamera analogica a scansione interlacciata (come quella del Pentagono) a confronto con quella di una telecamera digitale a scansione progressiva, a parità di ottica e velocità di passaggio della macchina di 20 km/ora.


Fra l'altro, segnalo che il maggior contrasto dell'immagine a scansione progressiva deriva da tecniche digitali di miglioramento del segnale che sono già native nell'elettronica del CCD, cioè è frutto del lavoro del DSP.

Sebbene nominalmente più definita in termini di pixel, l'immagine interlacciata mostrata risente del fenomeno sopra indicato della differenza temporale fra i tempi di creazione dei due field dello stesso fotogramma: più l'oggetto è veloce, maggiore è l'effetto di sfasatura (la sfasatura è nulla se l'oggetto è fermo - si veda il muro dello sfondo - e si osservi invece nella seconda immagine come appare in basso il pezzo del tetto della macchina).


Questo fenomeno si è manifestato anche al Pentagono e, comunque si intenda procedere nell'analisi dei filmati, NON si può prescindere da esso, in nessun modo, nemmeno ipotizzando un deinterlacciamento (su questo aspetto specifico, vi chiedo la pazienza di attendere uno specifico articolo che seguirà).

L'effetto che viene introdotto è quello di una rappresentazione sfasata sia in senso TEMPORALE che SPAZIALE degli oggetti in movimento, perchè nello stesso fotogramma si mostra un field con l'oggetto in una posizione e, contemporaneamente, nel secondo field dello stesso fotogramma, lo stesso oggetto spostato dello spazio percorso in 1/60 di secondo (si osservi il viso del guidatore o il profilo del cerchione della ruota).


Se poi l'oggetto nel tempo può cambiare forma o dimensioni relative in termini di dimensione dell'immagine ripresa dal CCD (per esempio, perchè la traiettoria non è parallela al piano del CCD e l'oggetto si allontana o si avvicina alla telecamera, come effettivamente accade nel caso del Pentagono), la confusione è ancora maggiore.

Questo effetto è tanto più evidente, quanto maggiore è il numero di pixel sul CCD cui equivale lo spostamento reale dell'oggetto in moto per ogni field.

Il risultato è che l'immagine si fa particolarmente confusa, vengono alterate le dimensioni e, nel caso di velocità elevate dell'oggetto in movimento, il singolo pixel del CCD riceve solo in minima parte i fotoni emessi dall'oggetto, che vanno a "mescolarsi" a quelli ben più numerosi emessi dagli oggetti fissi che restano visibili per più tempo nell'ambito dello stesso intervallo di "apertura" di 1/60esimo di secondo del tempo di otturazione di un field (si osservi la zona del viso del guidatore nelle due riprese).


Se osserviamo un punto del frame in cui sappiamo esistere certamente un oggetto in movimento, in realtà vediamo ANCHE lo sfondo e siccome l'intensità della carica raccolta dal pixel del CCD dipende dal numero di fotoni emessi dall'oggetto e raccolti dal pixel, più l'oggetto è veloce, minore sarà la combinazione di fotoni emessi dall'oggetto/raccolti dal singolo pixel del CCD, che resterà perciò più impressionato dallo sfondo immobile piuttosto che dall'oggetto in rapido movimento che passa davanti, per un brevissimo istante, allo sfondo - cioè l'oggetto potrebbe NON "impressionare" a sufficienza il CCD per lasciarne la propria immagine definita.

Per meglio comprendere il fenomeno, possiamo fare un esempio con una macchina fotografica. Questo effetto, infatti, si verifica anche nelle fotografie, dove il semplice movimento delle persone, in presenza di tempi di esposizione molto lunghi per fotografie in assenza di illuminazione accessoria, può creare suggestivi effetti "ghost".
Nell'esempio che riporto, alla sinistra dell'immagine c'è un muro, davanti al quale è transitata una persona per un lasso di tempo ridotto rispetto al tempo di esposizione ed in condizioni di bassa illuminazione: l'immagine della persona si confonde con quella del muro sottostante, dando origine ad un fenomeno del tutto analogo a quello illustrato precedentemente parlando delle riprese video.


 Osservando l'immagine, si vede che gli annunci appesi al muro sono perfettamente visibili, nonostante sia passata una persona davanti a loro.
In queste condizioni di esposizione, un oggetto poco illuminato che fosse passato velocemente non avrebbe lasciato tracce particolarmente visibili nell'immagine del suo transito.

Infatti, se osservate bene, vedrete che l'uomo ha attraversato l'intero campo ripreso dall'immagine, da destra verso sinistra, per sostare davati al muro (si possono vedere le tracce delle scarpe)!
Come mai non si vede l'immagine della testa dell'uomo nel suo transito?
Si può forse pensare che l'uomo fosse senza testa?
Chi esclude che un oggetto possa non lasciare tracce in una immagine nega questa evidenza.
In realtà è semplicemente un fenomeno legato alla quantità di fotoni, cioè al livello di luminosità, dello sfondo rispetto all'oggetto che transita, oltre, naturalmente, al tempo di permanenza dell'oggetto davanti al singolo pixel del CCD.

Immaginate ora di avere, anzichè una nitida foto statica come nell'esempio che vi propongo, un video sgranato, di cui viene salvato un fotogramma interlacciato ogni secondo che viene poi deinterlacciato e compresso in formato MPG.

Per questo motivo l'affermazione che un oggetto non può scomparire nemmeno parzialmente nella ripresa è un errore tecnico senza scusanti: dipende sicuramente come minimo dalla velocità dell'oggetto, dalle sue dimensioni in pixel, dal contrasto con lo sfondo e dalle condizioni di illuminazione, a parità delle altre caratteristiche ottiche.

In un prossimo articolo parleremo della ripresa a colori, quindi del segnale interlacciato e delle tecniche di deinterlacciamento nel caso specifico dei filmati del Pentagono.
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